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Latina e il Circeo

Ed eccoci qua, ancora insieme, a mettere insieme i pezzi di un nuovo viaggio. Questa volta ci siamo diretti a sud, come uccelli migratori, alla ricerca di un po' di caldo stagionale. La nostra meta è la lontana Latina. Passando per la circonvallazione non posso non pensare a Roma, visitata mille e più volte e mai interamente capita. E' su questa strada che mi rendo conto di quanto sia grande e di quante persone la popolino. La varietà umana viene scandita dall'estrosità delle loro macchine: sfasciate, colorate, con le targhe messe nel posto sbagliato, con adesivi colorati sul cruscotto e chi più ne ha più ne metta. Chissà quanto orgoglio c'è nelle persone che a petto gonfio, alla domanda "di dove sei" rispondono "Roma".
Ci fermiamo a Sabaudia, stremati dalla lunghissima serpentina di strade trafficate, principalmente per soddisfare il nostro bisogno di cibo. Il posto è impressionante. Quella che prima era una malsana palude è stata saggiamente sostituita da una città dalle note dechirichiane, asettica, geometrica e tendenzialmente "grigia", in netto contrasto con il tocco mediterraneo del Parco Nazionale del Circeo, di cui è sede. A volere questa grandiosa opera fu Mussolini in persona e girando per la città non si può fare a meno di notare come tutto intorno a te gridi "fascismo". Le strade, larghissime e praticamente prive di traffico, sembrano evocare inquietanti parate militari. Visitando questo luogo alla vigilia della giornata nazionale della Liberazione porta con sé una sensazione strana e allo stesso tempo illuminante, come se finalmente tutto ciò che a scuola cercano così disperatamente di farti entrare nella testa fosse alla fine papabile.


Dopo un buonissimo spaghetto allo scoglio ritorniamo alla macchina e prendiamo la strada in direzione Circeo.
Attirati dalla brezza marina ci fermiamo brevemente sulla spiaggia. Da lì la vista più spettacolare su Torre Paola che padroneggia la costa e protegge la grotta della temibile Circe. Grotta, per altro, non visibile.

Saliamo lungo la cresta del monte Circeo per ammirare con i nostri occhi le mura ciclopiche dell'antica Circeii e il bellissimo panorama sul golfo.

Andiamo poi a San Felice circeo. Entriamo da quello che era l'antico castello, ora rimodernato; sede della Polizia locale, cinema e museo. Scendiamo lungo la via principale, passiamo la porta e ci troviamo in un paese, a mio avviso, piuttosto contraddittorio, lascito delle ere diverse riconoscibili piazza dopo piazza, da rifugi templari a magazzini seicenteschi. Se una parte del paese è, infatti, molto colorata, più scendiamo in profondità e più i toni si schiariscono fino a diventare bianchissimi. Una visione, questa, che non manca di evocare luoghi più lontani e sembra catapultarci su un isola greca.



40 minuti di strada più tardi. Siamo mimetizzati con il gruppo di una gita organizzata e stiamo visitando l'Abbazia di Fossanova. 
Primo vero esempio di gotico cistercense italiano, la chiesa pullula di pellegrini. L'interno è quasi completamente spoglio da qualsiasi tipo di affreschi e la parte, a mio avviso, più spettacolare è il chiostro dal quale si ha una vista privilegiata sul tiburio dell'abbazia. La sua importanza però non si limita all'aspetto esteriore ma anche alla storia che porta dentro. Questo luogo, infatti, fu l'ultima sosta del cammino di San Tommaso d'Aquino, il "dottore della chiesa", il cui ricordo è vivo nelle strutture della Foresteria che lo hanno ospitato prima della morte.




La strada che percorriamo e che ci ha accompagnato sin dall'inizio del nostro viaggio è molto diversa da quella che siamo abituati a vedere in Toscana: è pianeggiante, rossa e le serre si perdono all'orizzonte.
Penultima tappa del "Latina tour" è Priverno di cui, devo essere sincera, non ho molto materiale a causa della enorme stanchezza che a questo punto mi sta consumando. Cerchiamo, nonostante tutto, di visitare la Concattedrale di Santa Maria Annunziata. Invano, perché al momento del nostro arrivo stavano svolgendo messa e non saremmo dei buoni visitatori se disturbassimo quest momento. Cerchiamo allora di raggiungere l'altra chiesa importante del posto: la Chiesa di San Benedetto,  conquistata dopo un tortuoso sali/scendi, ma chiusa anche lei. Abbiamo miglior fortuna con San Giovanni Evangelista: un custode ci offre di spiegarci il cupo interno medioevale impreziosito di una teoria affrescata di figure religiose, ma è già tardi e ci dobbiamo affrettare.

Ci dirigiamo infine a Latina. Una lunghissima attesa per trovare parcheggio per una brevissima giratina fra le sue razionali e affollatissime vie commerciali fino a Piazza del Popolo e la sua aria da "centro del mondo", per trovare infine una piacevolissima osteria in cui cenare.
Piccolo appunto sul cibo: nel Lazio si mangia benissimo.
Questa è stata solo la prima giornata di un viaggio lungo un week end del quale tornerò a parlarvi prossimamente!

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